top of page

IL MULINO DI CERVARO

Nell'Archivio di Stato di Teramo (1) ci sono documenti di varia che riguardano questo mulino da cui è stato possibile ricostruire una piccola storia.

Il 29 maggio del 1811 Berardo Nardi di Cervaro, paese sito sulle pendici della montagna di Roseto, nella Provincia di Teramo, distretto di Montorio, inoltra la richiesta per la costruzione di un mulino e una gualchiera in una terra di suo possesso. Egli è censuario nel Tavoliere delle Puglie ed ha quindi bisogno di un mulino di proprietà "principalmente per macinare il grano ai pastori, il sale alle pecore e gualcare i panni per vestire la famiglia e i custodi dell'armento", e, secondariamente, per "commodo maggiore" dei piccoli villaggi lì intorno.

Vengono adempiute le affissioni di rito e dopo un mese e mezzo il Decurionato di Roseto invia una lettera all'Intendente con cui si oppone alla costruzione.

I motivi addotti sono due. Il Decurionato di Roseto fa infatti innanzitutto notare che il formale, il canale di deviazione delle acque del fiume, non passa solo sui terreni del Nardi ma "dovrebbe attraversare non poco un terreno della Chiesa del Santissimo Andrea Apostolo di diritto padronato del Cervaro, ma anche di altro terreno del Comune" e aggiunge che "tale innovazione (...) non può certamente tollerarsi da quel comune e dll'ignara popolazione".

Ma è il secondo motivo ad essere il più rilevante, come si può dedurre anche dal tono della missiva: "il Comune di Cervaro possiede il suo molino animato dal detto fiume Zincano. Nardi verrebbe a costruire il suo molino in poca distanza dal primo, giacchè il suo terreno dove intende edificare il molino dista non più che circa cinquanta canne. Da ciò ne verrebbe la totale mancanza della rendita nel molino del comune perché in quattro ville Figliola, Ajelli, Crognaleto e Valle Vaccara oltre l'altra di S.Giorgio per macinare i loro generi, si imbattirebbero prima col nuovo molino, ove certamente farebbero macinarli senza di portarli in quello del Comune, che resterebbe distante circa cinquanta canne, come si è di sopra esposto. Sicché si indubitava la mancanza totale della rendita del Comune del Cervaro, per cui non può il Sig. Nardi costruire detti nuovi edifici". Dunque è il solito motivo della diminuzione della rendita comunale, che in un' interpretazione più larga si può leggere come la difesa degli interessi costituiti, a preoccupare il Decurionato.

L'esistenza di una petizione per bloccare la richiesta di Nardi rende ancora più importante il parere dell'Ingegnere del Corpo Reale dei Ponti e Strade. Viene incaricato del sopralluogo l'ingegnere in capo Carlo Forti con il compito di individuare e censire i terreni di Nardi, del Comune e della Chiesa, vedere se ci sono motivi che impediscono la costruzione del mulino (ad esempio se il fiume è navigabile o usato per l'irrigazione) e infine dare un parere sulla concessione di servitù per il passaggio delle acque sui terreni che Nardi non possiede.

Nella sua lettera all'Intendente della Provincia, successiva alla visita dei luoghi, Forti dà un parere favorevole alla costruzione del mulino. Innanzitutto egli evidenzia che la natura del fiume e dei luoghi non è tale da permettere la costruzione di altre strutture produttive e scrive: "l'asprezza di quei luoghi montani, e le balze spaventevoli, nelle quali scorre il Zingano, la mancanza dei terreni suscettibili d'irrigazione, e la scarsezza delle acque di quel fiumicello, mi fecero a prima vista conoscere di non potere quelle acque servire ad alcuno de' stabilimenti pubblici preferiti a Molini, nei regolamenti generali di S.E. il Ministro dell'Interno". Poi passa ad analizzare l'opposizione del Decurionato di Roseto e ne scopre le cause più profonde: è vero, scrive, che edificare un altro mulino porterà una diminuzione della rendita comunale ma questo in realtà significa un vantaggio per la popolazione (che il Decurionato dovrebbe rappresentare) perché "gli individui componenti il Commune andrebbero a rinfrancarsi in tal perdita sul prezzo della molitura, che realizzandosi il nuovo Molino dovrebbe ribassare per necessità". Inoltre la nuova concorrenza metterebbe "un freno alle ruberie de' Molinari, che per chiamare a se gli avventori, dovrebbero gareggiare in onestà" e, infine, anche gli abitanti dei paesi di S. Giorgio, Ajelli, Crognaleto, Figliola e Valle Vaccaro si troverebbero avvantaggiati perchè il nuovo mulino sarebbe loro più vicino di quello comunale. L'ultima opposizione del Decurionato, e cioè che il canale del mulino potrebbe essere un ostacolo al libero pascolo degli animali, è "un modo escogitato per mancanza di più solide ragioni" e come tale viene liquidato con una punta d'ironia: "mentre anche quando su quelle balze potessero allignare le erbe del pascolo, o gli animali mangiassero pietre, il formale di un Molino non è un fiume navigabile per potersi dire invalicabile, specialmente dagli animali, che non temono l'acqua".

Le considerazioni di Forti inducono infine il Ministero dell'Interno a concedere l'autorizzazione con la condizione che il Nardi si accordi con il Comune e la chiesa parrocchiale sul pagamento di una servitù per il passaggio dell'acqua nei territori da essi posseduti: nei mesi successivi all'aprile del 1812, circa un anno dopo la prima richiesta di Nardi, si comincia a costruire il nuovo mulino.

L'edificio conserva ormai poche assonanze con la struttura originale poiché è stata recentemente trasformata in abitazione, anche se non va sottovalutata la bellezza paesaggistica del luogo.

 

NOTE

(1) Occorre avvertire che nel ricostruire la nascita di questo mulino abbiamo usato dei documenti già presentati nella prima parte per descrivere i problemi che spesso accompagnavano la costruzione di nuovi opifici anche dopo il decreto del 1806 che la sollecitava. Alcune notizie, quindi, potranno essere già note al lettore, ma abbiamo ritenuto opportuna la ripetizione per fornire un quadro più completo.

Copyright © 2020 | Powered by Emidio Sciannella
bottom of page