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ARCHITETTURA E FUNZIONAMENTO

L'acqua è un elemento "di natura instabile, ne' suoi moti incostante, dominato da' venti, e soggetto al Mare anco, a Pianeti, al crescere delle pioggie, e al gonfiarsi ne' fiumi, che ben spesso allaga le campagne, gli argini rompe, e le città assedia, o infelicemente sommerge......le qualità dell'acqua che si son dette, non restano dannose, se vengono conosciute, e con la conoscenza ammaestrate con le leggi dell'Architettura.

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G. B. BARATTIERI, Architettura d'acque 1656; in S. Escobar, Il controllo delle acque, Storia d'Italia - Einaudi.

I mulini della montagna teramana sono semplici, senza alcuna “macchina” in vista, non hanno la ruota ad elica, perché il vento non si offre con costanza e sufficienza, non hanno la grande ruota a pale ed esterna perché i corsi d’acqua torrentizi sono incostanti e poco profondi. Non sono altro che costruzioni indirizzate alla ricerca e alla captazione dell’energia necessaria al suo funzionamento, in stretta relazione con l’ambiente naturale e con l’immagine che questo acquisisce a seguito delle trasformazioni che si rendono necessarie, la cui risultante finale é ciò che possiamo individuare come la forma del paesaggio. 
Questa sua originalità dà ai luoghi dei mulini un particolare significato come testimonianza di una forma di insediamento che é andata via via perdendosi, una forma capace di rapportarsi, nel bene e nel male con il territorio geografico a cui appartiene, una forma del “locale” che può connettersi alle dimensioni “globali” delle reti contemporanee.

Il mulino si fonda quindi su una tipologia costruttiva assai elementare, dalle dimensioni ridotte, planimetricamente regolare, strutturata generalmente su due soli piani con lo scopo principale di stabilire una corrispondenza significativa tra configurazione del sito e funzionalità del manufatto.

Il principio adottato é lo stesso poi utilizzato per le attuali centrali idroelettriche, captare l'acqua, conservarla per amministrarla, indirizzarla, nel modo più conveniente, con la necessaria forza e costanza, al fine di imprimere rotazione ad una pala che infonde moto alla macchina che svolgerà il lavoro. La scelta del sito più adatto per effettuare l'opera di presa è determinata dalle caratteristiche del corso d'acqua: questo deve garantire un minimo di portata nell'arco dell'anno, non deve dare luogo a improvvisi e ingovernabili fenomeni di piena e no deve avere un eccessivo trasporto di solidi. 

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I mulini non sono mai azionati direttamente dal torrente lungo cui sono posti, ma ricevono l'acqua tramite un canale di derivazione che consente un controllo più agevole del flusso. Dalla chiusa principale si sviluppa la gora(1), ossia il canale adduttore che convoglierà l'acqua nel bottaccio(2), una sorta di vasca per conservare l'acqua necessaria; dalle nostre parti tali ultimi due elementi possono essere chiamati in dialetto "formale" e "bottone". Lungo il canale di adduzione dell'acqua, a cavallo di questo, é posto l'edificio mulino, un fabbricato di base rettangolare più o meno allungata, nei nostri casi rigorosamente formato da due piani, uno seminterrato destinato all'alloggiamento della ruota orizzontale, l'altro al piano terra destinato alla lavorazione. 

L'assenza di altri vani lascia pensare che i mulini non venissero abitati stabilmente, ma utilizzati periodicamente, anche a ritmi serrati, giorno e notte, per sfruttare le portate d'acqua, e quindi che la residenza del mugnaio e della famiglia fosse altrove, in genere nel paese più vicino. I materiali con cui sono costruiti sono quelli reperibili sul posto, come la pietra arenaria e il legno nelle essenze locali, per lo più faggio e quercia, unica eccezione sono i coppi e le pianelle in laterizio utilizzati per il tetto, prodotti artigianali provenienti da quote più basse dove la realizzazione di tali manufatti era possibile. 

La parte più affascinante dei mulini é costituita senz'altro dal sistema tecnico per la macinazione, un insieme, che spesso è ancora presente in condizioni discrete, composto da diversi elementi ricchi di particolari meccanismi. Tale apparato è senza dubbio espressione di un artigianato particolarmente capace, dotato di una buona conoscenza tecnica della lavorazione del legno, rigorosamente di quercia, e delle tecniche di connessione di questo con il metallo. Erano questi stessi artigiani che, grazie ad una consolidata esperienza, stabilivano il dimensionamento opportuno di tutte le parti e applicavano le per le dovute accortezze necessarie per una buona riuscita di un'insieme che opera in condizioni assai particolari che determinano facilmente uno "stress" e una continua dilatazione dei materiali. 

Tutti questi meccanismi erano forniti di particolari costituiti da artigianali pulegge, bronzine, cuscinetti, incastri, nottole, perni, zeppe, piastre e fasce che riuscivano a garantire movimenti corretti, resistenza all'usura, regolazioni appropriate, diminuizione dell'attrito, congiunzioni efficaci e tenuta delle parti.

A conclusione del ciclo produttivo, dopo aver messo in funzione tutto l'apparato sopradescritto, l'acqua attraverso l'ampia apertura posta sul fronte e poi mediante un ennesimo canale detto margone , veniva restituita al torrente da cui era stata inizialmente prelevata.

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NOTE

 

1. La gora è un canale aperto, scavato manualmente, con argini naturali, oppure costruiti con protezioni in legno o pietra, in alcuni casi, oppure per tratti particolari, può anche essere una vera e propria canalizzazione sotterranea realizzate in pietra o, in tempi più recenti, con rudimentali tubazioni in metallo; lungo tale canale possono essere predisposte delle aperture laterali munite di tavole mobili che servono aregolare l'andamento delle acque.

2. Il bottaccio, o bottone, è un bacino di accumulo dell'acqua realizzato al fine di garantire, quando la portata del torrente non è in grado di creare la necessaria quantità di energia idraulica, il funzionamento dell'impianto. Tale vasca è spesso realizzata in muratura e contiene diverse decine di metri cubi di acqua, durante il suo riempimento la lavorazione non poteva essere effettuata, pertanto i tempi di macinazione erano scanditi dai ritmi di carico, ovviamente più lunghi e quelli scarico.

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